Ricerche e prove della reincarnazione secondo Ian Stevenson
Professore di psichiatria all’Università della Virginia, Stevenson si dedica da molti anni allo studio dei bambini che spontaneamente presentano memorie di quelle che sembrano vite precedenti.
In qualità di psichiatra, voleva comprendere il perché di certe paure e fobie dei bambini piccoli, di certi talenti innati e inusitati in famiglia; voleva spiegarsi il motivo delle simpatie e antipatie che a volte i piccoli dimostrano fin dalla più tenera età.
Studiando questi aspetti, Stevenson si rese conto che i bambini, oltre a mostrare fobie o attitudini particolari, a volte ricordavano cose che non avrebbero dovuto sapere: parlavano di vicende di vita diverse da quelle attuali e soprattutto di tipi di morte che spiegavano e giustificavano quelle paure e quelle fobie.
In Ian Stevenson, che è di religione protestante, l’interesse per la reincarnazione nacque poco a poco, in quanto gradualmente si rese conto che questa dottrina poteva offrire spiegazioni plausibili a quelle situazioni apparentemente enigmatiche.
Una volta convintosi di questa possibilità, Ian Stevenson cominciò a girare il mondo alla ricerca dei bambini i cui ricordi possono essere rivelatori e, con l’aiuto di collaboratori che gli segnalano i casi, ne ha ormai incontrati e studiati a centinaia, sia nei paesi che credono nella reincarnazione, come l’India, sia in quelli non reincarnazionisti.
Per le sue accuratissime indagini Stevenson ha messo a punto una tecnica quasi poliziesca: parla coi bambini, interroga i familiari, i parenti e i vicini, analizza i ricordi, li mette in relazione con le situazioni reali, fa sopralluoghi nei posti che i piccoli dicono di ricordare, organizza incontri con le persone che i bambini asseriscono di aver conosciuto nella vita precedente.
I riscontri sono spesso straordinari: bambini di pochi anni che riconoscono con esattezza persone che non avevano mai visto, le chiamano per nome, discutono con loro di vicende passate, si muovono con disinvoltura in case e città dove non sono mai stati; a volte, addirittura, mostrano di conoscere lingue che non sono state mai loro insegnate e che non hanno neppure sentito parlare in casa.
Sulla sua casistica il professor Ian Stevenson ha scritto molto: il suo libro più importante, ormai un classico della materia, è "Reincarnazione - venti casi a sostegno", pubblicato dall’editore Armenia ormai diversi anni or sono.
Ma le sue indagini sulla reincarnazione non si fermano qui: esistono infatti altri elementi che mettono in luce aspetti a dir poco inquietanti. Ed è a questi che facciamo riferimento. Sta per uscire, ancora una volta presso Armenia, l’ultima fatica di Ian Stevenson, un libro dal titolo "Segni di Nascita", che si basa sul materiale raccolto in anni di ricerca.
Certi bambini infatti nascono avendo sul corpo segni inspiegabili, ovvero cicatrici lasciate da ferite mai ricevute o anomalie fisiche di cui i medici non riescono a individuare l’origine.
E appena cominciano a parlare, questi bambini dicono di essere morti di una morte violenta che giustifica e spiega quelle cicatrici.
Questo nuovo libro di prossima uscita sintetizza il più vasto studio di Stevenson dal titolo "Reincarnation and Biology: a Contribution to the Etiology of Birth Marks and Birth Defects", (Westport, CT, Praeger Oublisher), uscito negli Stati Uniti nel 1997, che l’autore definisce "una monografia medica con ampia documentazione, note, tavole illustrative", un testo quindi altamente specializzato rivolto agli addetti ai lavori e di conseguenza di non facile traduzione in altre lingue.
Il libro che sta per uscire in italiano è stato scritto, spiega Stevenson, per soddisfare i lettori che desiderano conoscere il contenuto di base del precedente lavoro senza entrare troppo nel dettaglio.
E in effetti il testo svolge ottimamente il proprio compito: descrive infatti e mostra visivamente attraverso una serie di impressionanti fotografie una notevole serie di casi di bambini che nascono avendo sul corpo segni inspiegabili.
C’è per esempio Jacinta Agbo, una bambina nigeriana, che alla nascita (1980) presentava sulla nuca una strana, lunghissima cicatrice. Quando fu in grado di parlare, Jacinta descrisse una situazione che spiegava quella ferita: parlò di un uomo di nome Nsude che durante una lite era stato pesantemente ferito alla testa. Portato all’ospedale di Enugu, era stato operato e il chirurgo gli aveva praticato una lunga incisione sulla nuca. In seguito tuttavia l’uomo era morto. I fatti erano avvenuti nel 1970 e Stevenson ebbe modo di controllarli.
Un altro caso incredibile corredato da eloquentissime fotografie è quello di Ma Htwe Win, una bambina nata a Burma nel 1973.
Quando sua madre era incinta, sognò che un uomo che si trascinava sulle ginocchia la seguiva e le si avvicinava sempre più. La piccola presentava fin dalla nascita pesanti segni e anomalie, in particolare anelli di costrizione alle gambe, soprattutto a sinistra.
Quando fu in grado di parlare, rievocò la morte terribile di un uomo di nome Nga Than, che era stato brutalmente assassinato dalla moglie e dal suo amante e poi legato con corde per poter essere meglio occultato.
Il corpo era stato ritrovato e l’omicidio scoperto.
I segni di nascita della bambina corrispondevano esattamente alle legature traumatiche di quell’infelice.
Cito infine il caso di Semith Tutusmus, un ragazzino turco nato con una pesante malformazione all’orecchio destro: anche lui ricordava la morte violenta di una personalità precedente, dovuta a colpi di arma da fuoco che, fra le altre cose, gli avevano maciullato un orecchio.
Come si spiegano questi fatti? Il professor Stevenson ritiene che i segni di nascita confermino i ricordi dei bambini e dimostrino che una personalità definita, sopravvissuta alla propria morte, può influire sul corpo in formazione nel ventre materno.
Si tratterebbe in sostanza, di un’azione psicocinetica, ovvero dell’impressione - da parte dello spirito sopravvissuto alla morte - sul piccolo corpo in gestazione dei segni delle ferite che portarono a un decesso tanto traumatico da lasciare tracce profonde e permanenti.